Pesticidi nei cibi: rischi e precauzioni per il consumatore
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Nell’era moderna dell’agricoltura intensiva, l’uso di pesticidi è diventato una pratica molto diffusa per proteggere le colture da insetti, erbacce e malattie di vario genere. Parallelamente, però, questa necessità di aumentare la produzione e la resa delle coltivazioni ha sollevato preoccupazioni riguardo alla presenza di residui di sostanze chimiche negli alimenti che consumiamo quotidianamente, portando a grandi pericoli per la salute collettiva, con l’insorgere di patologie che possono essere potenzialmente molto gravi.
In quest’ottica, diventa quindi importantissimo per i consumatori essere informati sui possibili rischi associati all’esposizione ai pesticidi attraverso la dieta e sulle misure da adottare per ridurre al minimo questa eventualità.
Allo stesso tempo, gli agricoltori devono adottare pratiche produttive che possano limitare l’utilizzo di questi agenti chimici, con tecniche di coltivazione innovative e nuove metodologie frutto del progresso scientifico.
I rischi per la salute legati ai pesticidi
Come accennato in precedenza, l’esposizione cronica ai residui di pesticidi negli alimenti può avere conseguenze negative sulla salute umana.
In primo luogo, si può incorrere in una tossicità acuta, con effetti e sintomi come nausea, vertigini, mal di testa e problemi respiratori se consumati in dosi elevate. Tale patologia può trasformarsi in cronica, se l’esposizione è a lungo termine, anche a bassi livelli, con problemi di sviluppo neurologico, disfunzioni ormonali e altre patologie a lungo termine.
Inoltre, alcuni pesticidi possono interferire anche con il sistema endocrino, influenzando negativamente la fertilità e lo sviluppo fetale, senza contare che diversi studi hanno dimostrato un legame tra l’esposizione a determinati agenti chimici e un maggior rischio di sviluppare alcuni tipi di cancro.
In particolare, alcune classi di pesticidi sono considerate particolarmente preoccupanti per la salute. Tra queste possiamo menzionare gli organoclorurati, sostanze come il DDT, il lindano e il clordano che, infatti, sono state bandite in molti paesi a causa della loro persistenza nell’ambiente e della loro tossicità.
Sono molto pericolosi anche gli organofosforici, come il clorpirifos e il malathion, che possono avere effetti neurotossici e influenzare il sistema nervoso e i neonicotinoidi, come l’imidacloprid e il clothianidin, la cui azione può essere dannosa per le api e altri impollinatori, portando anche a problemi di resa dei campi.
Le precauzioni per i consumatori
Proprio per i rischi per la salute sopracitati, i consumatori possono adottare diverse soluzioni per limitare e ridurre l’esposizione ai pesticidi nel settore alimentare.
Una delle prime precauzione è senza dubbio quella di preferire il biologico e il km 0, con gli alimenti di questa nicchia di mercato che, essendo coltivati senza l’uso di pesticidi di sintesi, offrono una valida alternativa più sicura.
Altra pratica fondamentale è quella di lavare accuratamente frutta e verdura con acqua corrente, così da poter rimuovere i residui di pesticidi, utilizzando anche prodotti ad hoc o il bicarbonato di sodio. Al momento della spesa, inoltre, bisognerebbe prestare attenzione sui prodotti da acquistare, evitando quelli soggetti a maggiore contaminazione e informandosi sulle etichette, leggendo le informazioni riportate, così da poter scegliere quelli in cui è presente la dicitura di certificazione biologica o a basso contenuto di pesticidi, nonché la tracciabilità della filiera.
Infine, un’attività che sta prendendo sempre più piede, alla luce di una maggiore attenzione verso l’alimentazione salutare è quella della coltivazione in proprio, producendo da sé frutta e verdura in maniera biologica a casa, con il classico orto domestico, così da avere il massimo controllo su ciò che si mangia.
Come abbiamo detto, esistono alcune tipologie di frutta e verdura che sono associate a un maggior uso di pesticidi e, in quest’ottica, il cittadino dovrebbe limitarne il consumo.
Tra queste troviamo le fragole e le ciliege che contengono generalmente elevati livelli di insetticidi, fungicidi e erbicidi, e gli spinaci, i pomodori e le patate, con residui di clorpirifos e l’imidacloprid, che possono avere effetti tossici.
Anche l’uva, soprattutto quella da vino e l’uva passa, tende ad accumulare alti livelli di pesticidi utilizzati per proteggerla da insetti e malattie durante la coltivazione, così come i peperoncini, sia freschi che esiccati, trattati per combattere infestazioni.
Tra la frutta considerata più pericolosa per quanto riguarda la contaminazione ci sono le mele e le pesche, quest’ultime avendo una pella sottile le rende più vulnerabili all’assorbimento di agenti chimici.
Cosa possono fare gli agricoltori
Se da una parte i consumatori possono mettere in atto diverse precauzioni per ridurre il rischio di esposizione ai pesticidi, il ruolo da protagonisti in questo senso è svolto dagli agricoltori che devono attuare pratiche e metodologie innovative e, ovviamente, rispettare la normativa vigente sui limiti imposti.
Tra le attività che possono avere un impatto positivo possiamo menzionare l’agricoltura biologica e quella integrata.
Nell’agricoltura biologica, infatti, i produttori non possono utilizzare pesticidi di sintesi chimica, ma devono affidarsi a metodi di controllo naturali come l’uso di estratti vegetali, feromoni, insetti predatori, etc.
Nell’agricoltura integrata, invece, si cercano di combinare pratiche biologiche con un uso limitato e mirato di alcuni pesticidi ammessi, sempre nel rispetto dell’ambiente e della salute pubblica.
Un’altra soluzione molto diffusa, anche in ottica di maggiore resa dei raccolti è la rotazione delle colture, in quanto interrompe il ciclo biologico di molti parassiti e infestanti, prevenendone la proliferazione, riducendo quindi la necessità di utilizzare pesticidi per contrastarli. Qualora si verificasse un’infestazione, anche la lotta biologica ha effetti molto positivi, rilasciando insetti antagonisti, come parassitoidi o predatori, per combattere in modo naturale parassiti e malattie delle piante, oppure introducendo microrganismi benefici, come batteri o funghi, per contrastare gli agenti patogeni.
Inoltre, attraverso la biodiversità all’interno del campo, con la piantumazione ad esempio di siepi e bordure fiorite, vengono attirati insetti impollinatori e predatori naturali, abbassando il rischio di infestazione da parte di parassiti, mantenendo l’equilibrio ecologico e limitando l’insorgenza di problemi fitosanitari, scegliendo anche quelle colture che sono più resistenti a queste criticità.
Esistono poi alcune tecniche di coltivazione mirate come la solarizzazione del terreno, la pacciamatura, l’irrigazione mirata di pesticidi, mediante l’uso di macchine irroratrici precise e regolate per evitare eccessi di prodotto, attraverso le innovazioni che rientrano nel termine precision farming.
Infine, non si può prescindere da un monitoraggio costante dei campi, così da poter identificare tempestivamente eventuali problemi, considerando l’utilizzo di pesticidi solo nei casi in cui i livelli di infestazione superino le soglie economiche di danno, evitando applicazioni preventive e scegliendo formulati meno tossici e persistenti nell’ambiente.