La maestria di Alessandria: l’eleganza senza tempo dei Cappelli Borsalino
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I cappelli Borsalino sono un’icona intramontabile che incarna al meglio lo spirito del Bel Paese: Made in Italy, artigianato di qualità e stile senza tempo. La loro storia ha inizio quasi 170 anni fa grazie a Giuseppe Borsalino, e da allora hanno rappresentato l’eccellenza italiana conquistando fama e prestigio anche al di là dei confini nazionali, fino a sfiorare le colline di Hollywood adornando le teste dei veri divi del cinema.Questi cappelli sono diventati il simbolo stesso del ventesimo secolo e, nonostante il passare del tempo, conservano ancora oggi un prestigio globale ineguagliabile. La fabbrica storica che li produce ha le sue radici nel cuore del Piemonte, ad Alessandria, e da lì ha diffuso il suo savoir-faire artigianale in tutto il mondo.
La nascita dei cappelli Borsalino
Giuseppe Borsalino nasce nel 1834 a Pecetto di Valenza. Appena adolescente, decide di trasferirsi nella vicina e più rinomata Alessandria per muovere i primi passi in un laboratorio specializzato nella produzione di cappelli. Decisamente appassionato al mestiere, nel 1850 comincia un tour della Francia passando da Marsiglia, Bordeaux e Parigi per affinare le proprie conoscenze in materia, in quella che all’epoca era considerata la nazione più avanzata del settore. Giuseppe torna a casa sei anni più tardi con il certificato di cappellaio necessario all’epoca per poter aprire un proprio laboratorio.
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Nel 1857 il sogno si avvera e Giuseppe, insieme a suo fratello Lazzaro, apre in via Schiavina ad Alessandria la sua società specializzata nella produzione di cappelli in feltro. Si comincia con poco, producendo circa 10 cappelli al giorno, ma giusto il tempo di comprare dei nuovi macchinari dalla Gran Bretagna, dove proprio in quegli anni si respirava l’aria della Rivoluzione Industriale, che la produzione comincia ad aumentare. Crescono gli operai che da 10 passano ad essere 60, così come i cappelli prodotti.
La politica aziendale di Borsalino è sicuramente uno degli aspetti più interessanti da analizzare anche in considerazione del successo ottenuto dai suoi prodotti. L’impronta meritocratica, la formazione degli operari, il lavoro femminile, i piani socio-assistenziali, l’innovazione tecnologica e la comunicazione furono tutti aspetti che contribuiscono a rendere il marchio uno dei più famosi all’epoca.
La fama è inarrestabile al punto che tra il 1874 ed il 1880 l’azienda apre due nuovi impianti: uno a Genova dedicato alla produzione di cappelli a cilindro e l’altro a Verona, per la produzione di cappelli più comuni e destinati al mercato estero. Nel 1888 la fabbrica principale di Borsalino si trasferisce a Corso Cento Cannoni. Al 1896 l’azienda conta circa 1000 operai e produce 1360 cappelli al giorno. Nel 1900 Giuseppe lascia le redini dell’azienda e muore poco dopo senza sapere che all’Esposizione di Parigi ottenne il Grand Prix, riconoscimento che alimenta ancora di più la notorietà dell’accessorio nel mondo.
La successione
Dopo la morte di Giuseppe, la successione nell’azienda non è affatto facile. Teresio Borsalino, figlio di Giuseppe, è l’erede fisiologico ma il passaggio trova la resistenza dal cugino Giovanni Battista, figlio di Lazzaro, fratello e socio di Giuseppe. Giovanni Battista avvia una nuova fabbrica di cappelli sotto il nome di famiglia, il che fa scaturire una lunga lotta commerciale conclusa con la vittoria di Teresio.
Negli anni antecedenti la Prima guerra mondiale, Borsalino diviene un pilastro economico ad Alessandria, producendo circa 2 milioni di cappelli all’anno, dando lavoro a migliaia di dipendenti e incentivando l’economia rurale attraverso l’allevamento di conigli, necessari per la produzione di cappelli di qualità con feltro di pelo di coniglio.
Il marchio comincia a diffondersi a livello internazionale, negli Stati Uniti diventa un must sia per uomini che per donne, ma la vera svolta avviene grazie alle star di Hollywood, vere “influencer” dei cappelli Borsalino. Con il passare del tempo, delle abitudini e delle mode, dal 1939 la produzione comincia a diminuire con conseguenti sfide finanziarie. Dopo la morte di Teresio Borsalino, la gestione rimane in mano alla famiglia fino agli anni ’90 per poi essere ceduta ad un gruppo d’imprenditori milanesi e passare successivamente ad altre proprietà, finendo in bancarotta negli anni ’10 del 2000. L’azienda viene acquistata all’asta dalla Haeres Equita, società che ne detiene il marchio tutt’oggi.
Il cappello Borsalino nella cultura di massa
L’editoriale
Parte della fama dei cappelli Borsalino è da ricercare tra le pellicole dei film hollywoodiani. Una lunga storia di successo che ha intrecciato stile e moda con la cultura di massa, con immagini e associazioni intramontabili. Negli anni d’oro di Hollywood, molti degli attori più iconici hanno indossato i cappelli Borsalino nei loro film, spesso interpretando gangster o ispettori di film noir, contribuendo così alla loro popolarità anche al di fuori del grande schermo.
Uno dei più grandi attori del cinema classico, estimatore dei cappelli Borsalino, fu Humphrey Bogart. Nel film Casablanca del 1942, l’attore ne indossò uno a cupola alta e tesa media così famoso da essersene divenuto un must. Tra gli altri attori oltreoceano che hanno esaltato ed arricchito i propri personaggi con i capelli piemontesi Robert De Niro ne Gli Intoccabili, Leonardi Di Caprio nei panni dell’ispettore dell’FBI in J. Edgar, ma anche Marlene Dietrich, Ingrid Bergman, Greta Garbo, Gary Cooper, Fred Astaire e Cary Grant.
Uno dei film più celebri italiani dove viene indossato un cappello Borsalino è 8½, del 1963, diretto da Federico Fellini. Nel film, Mastroianni interpreta il ruolo di Guido Anselmi, un regista in crisi creativa, e il suo personaggio è spesso visto indossare un cappello Borsalino, che diventa quasi una sorta di marchio di stile per lui. Il cappello diventa parte integrante dell’immagine di Guido, contribuendo a definire il suo look sofisticato e cosmopolita. Cappello amato e desiderato da Robert Redford che si recò direttamente nella fabbrica ad Alessandria per acquistarlo su misura.
Infine, i cappelli Borsalino sono stati anche oggetto di ispirazione per diversi film. Primo tra tutti Borsalino, un film francese del 1970 diretto da Jacques Deray e interpretato da Alain Delon e Jean-Paul Belmondo. La trama segue due gangster di Marsiglia, interpretati da Delon e Belmondo, che si trovano ad affrontare una serie di intrighi e conflitti all’interno del mondo criminale. Il titolo del film si riferisce proprio ai famosi cappelli Borsalino, che erano estremamente popolari durante l’epoca in cui è ambientato il film, ovvero gli anni ’30, nonché suggerisce anche un certo stile e un’aura di eleganza tipica dei gangster dell’epoca.
Il legame con la città di Alessandria
La città di Alessandria è indissolubilmente legata all’artigianato Made in Italy di Borsalino. Fin dal suo fondatore, gli stabilimenti in quella che è stata la città natale dei copricapi non sono mai stati abandonati così come la città stessa. Fonte di una forte occupazione lavorativa, la famiglia Borsalino nel corso degli anni si è fatta promotrice e finanziatrice si numerose opere strategiche per Alessandria, come la realizzazione di acquedotti, reti fognarie, l’ospedale civile e case di riposo e università.
Un rapporto che è stato ampiamente investigato dalla regista Erica Viola nel film Borsalino City, evidenziando quanto la città di Alessandria ed i suoi abitanti siano stati grati della presenza della fabbrica sul loro territorio, e di quanto la famiglia Borsalino fosse riconoscente all’amore della città, partecipando attivamente alla sua costruzione. Nel 2006 il Comune di Alessandria assieme alla Borsalino S.p.a. inaugurano il museo dedicato alla storia del marchio, dove esporre i cappelli più famosi e il raccontare la storia degli industriali che hanno vestito le teste dei personaggi più famosi del mondo. Il museo, chiuso nel 2017, ha riaperto il 4 aprile 2023, nel 166º anniversario della fondazione, alla presenza dei figli di Alain Delon e Jean-Paul Belmondo.