Marketing Alimentare: lo studio sulla correlazione tra videogame e alimentazione
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L’ambiente digitale è divenuto ormai il luogo preferito dagli utenti per ogni tipo di attività, che non riguarda solo la ricerca di informazioni e l’aggiornamento sulle news di attualità, così come l’acquisto e la vendita di prodotti e servizi ma anche molti altri settori.
In questo contesto, in particolare per le nuove generazioni, la rete rappresenta una grande opportunità per entrare in contatto con altre persone che condividono le loro stesse passioni, tra cui quella per i videogame rappresenta sicuramente una delle più diffuse tra i giovani, in particolare per i servizi di streaming offerti dalle varie piattaforme che permettono di visualizzare video e dirette di influencer intenti a giocare online, potendo commentare e dialogare con i vari utenti collegati.
Una tendenza che si sta espandendo a macchia d’olio ormai da anni e che tiene vivo il dibattito su alcune questioni fondamentali, prima tra tutti quella relativa all’isolamento sociale e alla dipendenza da internet, ma non solo.
Di recente, infatti, è stato condotto un interessante studio riguardante il Marketing Alimentare e una possibile correlazione tra i videogame e l’alimentazione in età adolescenziale.
Vediamo di cosa si tratta.
Lo studio sul Marketing Alimentare nei videogame
La diffusione dei videogame, come noto, ha portato a un aumento considerevole del consumo di cibo spazzatura da parte dei più giovani che, pur di non allontanarsi dallo schermo, preferiscono mangiare alimenti preconfezionati e poco salutari.Tralasciando questa breve digressione, recentemente, durante il 31esimo Congresso Europeo sull’Obesità che si è tenuto a Venezia, è stato presentato uno studio britannico condotto dalla dottoressa Rebecca Evans, riguardante le dirette streaming dei videogame e il marketing alimentare ad esse associate, che ha sollevato preoccupazioni sull’influenza di questa pratica sugli adolescenti. Partecipando a queste dirette, infatti, si può notare come spesso e volentieri siano presenti costantemente promozioni e pubblicità di cibi e bevande dedicate ai videogiochi, con un martellamento che è incessante e molto “ingombrante”.
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L’indagine, realizzata in collaborazione con l’Università di Liverpool, ha analizzato tre piattaforme di streaming popolari, ovvero Twitch, YouTube Gaming e Facebook Gaming Live, analizzando oltre 50 video di dirette presenti su questi portali della durata di oltre un’ora, facendo emergere che le pubblicità alimentari apparivano in media 2,6 volte all’ora con una durata media di circa 20 minuti.
Le modalità di promozione più presenti erano relative al Product placement (44%), con i prodotti inseriti all’interno del contenuto video in modo non invasivo, banner in sovrimpressione (40,6%), Loghi e offerte statiche, sempre visibili sullo schermo, impossibili da ignorare dagli spettatori. In particolare, nel 70% dei casi si pubblicizzavano prodotti di marca, tra i quali la maggioranza era rappresentata da bevande energetiche, in ogni caso senza alcuna informazione pubblicitaria.
Per approfondire ulteriormente, gli studiosi hanno intervistato circa 500 giovani tra i 16 e i 17 anni, di cui il 70% rappresentato da ragazze, con l’analisi ha rivelato che chi ricordava di aver visto pubblicità di cibo durante le live streaming aveva atteggiamenti più positivi verso quei prodotti, con un conseguente aumento di acquisti e consumo.Infine, all’interno di un laboratorio, è stata organizzata una finta diretta videogame con pubblicità di cibo e bevande e una senza, sottoposta a un campione di 91 adolescenti (di cui il 69% ragazze di 18 anni), proponendo al termine dello streaming lo snack appena pubblicizzato.
I risultati dello studio
L’editoriale
Per quanto riguarda questa ultima indagine, non è risultata una correlazione tra pubblicità e consumo dei cibi proposti, escludendo una situazione di causa ed effetto diretta, ma la navigazione abituale sulle piattaforme di streaming ha portato a un maggior consumo dello spuntino in oggetto.
Sebbene ci siano alcuni fattori da considerare e non ignorabili, in quanto si trattava di autodichiarazioni che potevano essere distorte proprio in virtù della consapevolezza di essere soggetti a uno studio, influenzando quindi i risultati finali, è emerso che i giovani esposti a questo tipo di marketing alimentare hanno una doppia probabilità di sviluppare una preferenza per cibi ad alto contenuto di grassi, sale e zucchero, con un conseguente aumento del consumo calorico di circa 37 calorie per pasto.
Al riguardo, gli autori hanno inoltre sottolineato l’alto livello di esposizione alle pubblicità online di cibi non salutari a cui sono sottoposti gli adolescenti, un fenomeno che, se non regolamentato, potrebbe portare a un consumo eccessivo di calorie e all’aumento di peso, con gravi rischi per la salute dei giovani.Pertanto, è fondamentale che le normative sul marketing alimentare digitale vengano aggiornate per includere anche i nuovi media, come le piattaforme di live streaming, in aggiunta a una costante comunicazione istituzionale sui benefici per la cucina salutare per il benessere del proprio organismo.