Cosa mangiano gli astronauti nello spazio?
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Tra le molte curiosità che sorgono quando si pensa alla vita nello spazio, una domanda ricorrente è: cosa mangiano gli astronauti? Questo interrogativo non solo scatena la fantasia, immaginando un futuro in cui l’umanità colonizzerà altri mondi, ma ci porta anche a esplorare le sfide e le soluzioni creative che affrontano coloro che viaggiano al di là della nostra atmosfera.Mangiare nello spazio non è così facile come lo si vede nei film o nei cartoni. La scelta del menù degli astronauti è riservata ad un team di esperti composto da fisici, chimici e nutrizionisti, deputati a optare per cibi adatti alla microgravità e alla sopravvivenza degli astronauti nello spazio.
Cosa accade al corpo nello spazio
Lo studio a monte della scelta del menu aerospaziale deve tenere in considerazione alcuni aspetti. Durante le missioni spaziali, i cambiamenti fisiologici causati dalla microgravità possono influenzare l’assorbimento e l’utilizzo dei nutrienti nel corpo degli astronauti, rendendo centrale una corretta alimentazione per mantenere la salute durante e dopo il volo spaziale.Ad esempio, il corpo umano necessita di ferro per sintetizzare l’emoglobina e la mioglobina. Queste proteine sono cruciali per il trasporto dell’ossigeno e il metabolismo muscolare, ma durante la permanenza nello spazio si ha una riduzione dei globuli rossi e dell’emoglobina, implicando una minore richiesta di ferro nell’organismo. Pertanto, è essenziale ridurre l’assunzione di ferro di circa 10 milligrammi al giorno attraverso la dieta.
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In aggiunta, senza l’effetto della gravità si verificano anche variazioni nei livelli di sodio nell’organismo, inducendo ritenzione e accumulo di sodio. Di conseguenza, è necessario controllare attentamente l’apporto di sodio al fine di stabilizzare il bilanciamento idrico e regolare la pressione sanguigna e la funzione cardiaca. Anche la mancata esposizione al sole provoca delle carenze come quella della vitamina D, che deve necessariamente essere assunta attraverso integratori.
Considerando poi un invecchiamento cellulare precoce, la perdita del tono muscolare e la diminuzione delle densità ossea (quest’ultime due possono arrivare fino ad un – 20% durante le missioni), è importante elaborare un menù che dia supporto al dispendio calorico, dovuto alle due ore di esercizio fisico giornaliero per mantenere in forma il corpo, e con elevate dosi di calcio per il mantenimento delle ossa.Infine, sempre a causa dell’assenza di gravità, i fluidi corporei si distribuiscono uniformemente con una prevalenza nella zona del naso e della bocca. Ciò influenza le sensazioni olfattive e gustative degli astronauti facendo sembrare il cibo meno saporito, motivo per il quale si abbonda spesso di peperoncino o altri condimenti per aumentare il gusto delle pietanze.
Il menu dell’astronauta
In merito alla tipologia degli alimenti da portare nello spazio, sulla base delle precedenti considerazioni, la NASA ha tracciato degli standard ai quali fare riferimento. La loro durata deve essere di circa 18/24 mesi e non devono contenere conservanti. Per evitare il deterioramento dei cibi e conservarne i colori ed il gusto, sono consigliate tecniche di conservazione alimentare come trattamenti termici, disidratazione e liofilizzazione.
Il cibo degli astronauti è confezionato in modo pratico per essere stoccato, sicuro per l’ambiente spaziale e con imballaggi progettati per evitare che il cibo si disperda. Allo stesso modo anche il cibo assume forme tali da evitare che parti di esso, come ad esempio le briciole, non vaghino nella navicella rischiando di rovinare attrezzature.
Per preparare il cibo, non potendo accendere il fuoco, vengono utilizzati appositi microonde. I condimenti sono tipicamente liquidi per evitare dispersioni, mentre i cibi ad alto contenuto di acqua, come zuppe o minestre, vengono gestiti efficacemente dalla tensione superficiale. Le bevande sono invece bevute tramite apposite cannucce. Parlando di acqua, l’approvvigionamento della stessa avviene attraverso un sistema di filtraggio avanzato che trasforma urine e sudore degli astronauti in acqua potabile, riducendo così la necessità di trasportare grandi quantità di acqua dalla Terra.Il piano alimentare degli astronauti è attentamente pianificato mesi prima della missione, seguendo il principio del “piatto unico” che comprende un 50% tra frutta e verdura, un 25% di proteine ed un altro 25% di carboidrati. Rispetto all’apporto calorico, parliamo di circa 3000 kcal per gli uomini e 2000 kcal per le donne. In generale, la dieta degli astronauti è completa e bilanciata, includendo una varietà di alimenti come verdure, pollo, minestre, pasta e riso integrale.
Come è cambiato il cibo nello spazio
All’inizio dell’era spaziale, il cibo per gli astronauti era molto diverso da quello che conosciamo oggi.
Nel 1962 Yuri Alekseyevich Gagarin consumò carne, fegato e verdure frullati in tubetti, mentre nel 1965, durante il programma Gemini della NASA, approdò sulle navicelle il cibo disidratato in sacchetti contenenti piatti come budino di riso, uova strapazzate e pollo al curry.Il 1964 vide l’introdotti dei biscotti a cubetti di zucchero ricoperti di gelatina, progettati per essere mangiati in un solo boccone e non disperdere briciole. Durante l’Apollo 11 nel 1969, Neil Armstrong e Buzz Aldrin gustarono carne, patate, pancetta, verdure e altre pietanze, attraverso la reidratazione in appositi sacchetti.
Con il lancio dello Space Shuttle gli astronauti ebbero accesso a una maggiore varietà di cibo. Durante la nona missione, nel 1983, furono introdotti piatti mangiabili da vassoi come polpette con salsa barbecue e riso pilaf. Nel corso degli anni successivi, furono aggiunte al menù tortillas di farina e condimenti come pepe e sale liquido per migliorare il sapore del cibo.
Non sono mancate le sorprese. Nel 2001 Pizza Hut ha consegnato la prima pizza nello spazio, mentre, negli anni più recenti, gli astronauti hanno potuto organizzare veri e propri festini gastronomici preparando pizze fai da te e addirittura celebrando il Natale con una cena speciale inviata da SpaceX, che includeva tacchino affumicato, casseruola di fagioli verdi e torta di frutta.
Nel tempo la lista degli alimenti trasferibili nello spazio si è allungate ed è nettamente migliorata a livello qualitativo. E quando si parla di qualità alimentare, non possiamo tralasciare due capisaldi della tradizione culinaria del bel Paese: pasta e olio. Nel 2018 sono stati portati nello spazio centinaia di campioni di olio extravergine di oliva italiano per studiarne l’effetto nello spazio. I risultati hanno dimostrato la perfetta conservazione delle qualità nutrizionali e salutistiche dell’olio evo, aprendo la strada a nuove possibilità nel campo dell’alimentazione spaziale.Non ultimo l’esperimenti condotto da Barilla, che ha fornito alla missione Ax-3 pasta già cotta e condita per testarne la sua tenuta e consumabilità nello spazio.
Progetti Made in Italy
Nel mondo dello spazio, dove la terra appare inaccessibile e la coltivazione tradizionale impossibile, l’ingegno umano si è rivolto alla creazione di soluzioni innovative per fornire cibo agli astronauti.
L’editoriale
Una di queste è l’orto spaziale, un’idea affascinante che sta prendendo piede grazie alla coltivazione idroponica. Un esempio notevole è l’invenzione HortExtreme, un orto verticale premiato come miglior prototipo di verde high-tech nel 2018. Il progetto è sviluppato da Enea, l’Agenzia Spaziale Italiana (Asi) e l’Università di Milano, e prevede un sistema verticale di coltivazione idroponica all’interno di una tenda gonfiabile, ideale per la produzione di microverdure nello spazio.Diverse sono invece le aziende italiane impegnate nell’approvvigionamento alimentare per gli astronauti, producendo cibi spaziali innovativi e gustosi. Marchi come Tiberino e Argotec hanno sviluppato piatti speciali per soddisfare le esigenze dietetiche e le “voglie” degli equipaggi nello spazio, includendo lasagne, risotto, caponata, parmigiana e tiramisù.