Ida Nomi Venerosi Pesciolini, la donna che portò il Basket in Italia
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Tra le tante eccellenze che ci contraddistinguono a livello globale, un posto di rilievo è sicuramente occupato dallo Sport. Nel corso degli anni, infatti, l’Italia è riuscita a salire sul tetto del Mondo in innumerevoli discipline, sia singole che di squadra, regalando alla storia imprese e talenti per sempre impressi nella memoria di tutti.
Come tutti sappiamo, il Belpaese ha una forte trazione passionale per quel che riguarda il calcio, ma esistono anche altri sport che attirano l’amore di milioni di appassionati, con tantissimi che li praticano sia a livello agonistico che amatoriale, unendo l’importanza di essere sempre in forma con il divertimento e lo svago.
Tra questi possiamo citare sicuramente il Basket, la famigerata palla a spicchi, uno degli sport più amati e diffusi a livello nazionale che, soprattutto negli ultimi decenni, ha vissuto una vera e propria esplosione sia grazie all’influenza della NBA a stelle e strisce sia per la nascita di veri e propri fenomeni azzurri e di una Nazionale in grado di regalarci grandi gioie ed emozioni.
Ma come è arrivata la pallacanestro qui da noi? Contrariamente a quello che si può pensare, basandosi solo ed erroneamente sul numero dei praticanti, il merito va dato a una donna dal nome particolarissimo. Stiamo parlando di Ida Nomi Venerosi Pesciolini, la pioniera del basket in Italia.
Ecco la sua storia.
Chi era Ida Nomi e le origini del Basket in Italia
Se la nascita vera e propria a livello mondiale del basket è direttamente collegata all’impegno e all’intuizione del professore di educazione fisica statunitense James Naismith, nel 1891 per far allenare i propri studenti al chiuso anche durante il periodo invernale, divenendo a tutti gli effetti l’inventore di questo sport, per l’arrivo della pallacanestro in Italia dobbiamo ringraziare Ida Nomi.Nata a Siena il primo settembre 1873, Ida era destinata fin da subito a fare grandi cose nel mondo dello Sport nostrano. Suo padre, Leopoldo Nomi Pesciolini, infatti, fu il promotore della legge che sancì l’obbligo dell’educazione fisica all’interno delle scuole, nonché direttore per 40 anni dell’associazione “Mens sana in corpore sano 1871”, sempre nella città toscana.
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Ida, allora Maestra di Sport nella suddetta associazione, che insegnava ginnastica alle sue studentesse, aveva da sempre uno spirito intraprendente e una curiosità per tutti gli sport. Nel 1907, pare durante un suo viaggio in Inghilterra, venne in contatto con un libro contenente le regole della pallacanestro redatte proprio da Naismith e le venne l’intuizione di tradurle in italiano per portare la palla a spicchi anche in Italia, pensando che il contatto limitato che caratterizza la disciplina fosse perfetto per l’attività fisica femminile, definendolo un “gioco ritenuto al momento particolarmente adatto alle signorine”.
Il resto è storia. Il 27 settembre 1907, presso la Palestra di Sant’Agata di Siena, Ida Nomi organizza la prima e assoluta presentazione del Basket in Italia o, meglio, della palla al cerchio, questo il nome dato all’epoca, davanti a un pubblico incuriosito e attratto da questo nuovo sport, che pagò un biglietto da 50 centesimi per assistere all’esibizione, con intervalli musicali a fare da sfondo.Qualche giorno più tardi, precisamente il 12 maggio, Ida Nomi portò le sue ragazze a Venezia per partecipare al VII Concorso Federale Nazionale Ginnico, presentando ufficialmente la pallacanestro anche alle Autorità Nazionali dell’epoca, organizzando la prima partita di basket sul territorio italiano.
L’eredità di Ida Nomi
L’editoriale
Da quel momento, la palla al cerchio cominciò ad attirare un’attenzione crescente da parte di un pubblico sempre più vasto e variegato, trasformandosi da sport femminile di nicchia a fenomeno nazionale apprezzato anche dall’universo maschile. Grande merito fu anche dei soldati americani che combatterono in Italia durante la Prima Guerra Mondiale e, successivamente nacque ufficialmente la Federazione, il campionato nazionale e le squadre mentre, purtroppo, la declinazione al femminile incontrò diversi ostacoli, come ad esempio quello da parte del Regime Fascista che, in generale, non poteva concedere il successo di uno sport d’importazione, tanto meno americano, compresa la versione maschile.
Malgrado il contributo decisivo di Ida Nomi, che si spense il primo agosto del 1940 all’età di 67 anni, in pochi riconoscono il merito di questa pioniera dello sport italiano e, purtroppo solo una palestra porta il suo nome, a San Giminiano, luogo in cui trovò la morte.Ida Nomi resta comunque una delle tante storie di successo nostrane, perché un simbolo del femminismo che vale davvero la pena portare alla luce per riconoscere l’assoluto merito in un periodo in cui le donne non avevano praticamente nessuna voce in capitolo in ogni ambito.